“Il Long Casting, per noi italiani “Lancio Tecnico”, nasce come fenomeno legato alla pesca sportiva in mare nei primissimi anni ’80, quale complemento di quella branca battezzata “Surf Casting”. Dal principio viene considerato unicamente come evento innovatore nell’ambito della ricerca delle prede sulla lunga distanza, modificando ed integrando il panorama delle attrezzature con canne e mulinelli dotati di caratteristiche all’avanguardia, sia nei materiali che nelle architetture strutturali e/o meccaniche.
Si passa dalle pratiche telescopiche in fenolico e fibra, a lunghe canne in due pezzi, che fanno arricciare il naso per l’impegnativo stoccaggio in auto, costruite in materiali pregiati quali il carbonio e la grafite. L’azione di queste ultime porta uno sconvolgimento nelle tecniche di lancio: chi è abituato a frustare le tele applicando il principio “più forza = più distanza”, si trova improvvisamente tra le mani un attrezzo ostico, rigido e poco propenso a dare metri se non con azioni e gesti precisi e modulati.
All’inizio questa “specificità” crea non pochi problemi e perplessità tra gli utenti delle spiagge, in particolar modo tra quei pescatori rimasti ancorati alle vecchie tecniche e metodologie di pesca: perché spendere denari (tanti, all’inizio) per comprare un palo della luce che non si piega e lancia meno lontano del vecchio e più economico e rassicurante fenolico? Coloro i quali, invece, interpretano giustamente questi segnali ed affrontano “la bestia” con criterio, ricevono in cambio la soddisfazione di vedere le loro esche cadere a distanze fin’ora possibili soltanto trasportandole con la barca.
Anche i mulinelli vedono una crescita dal punto di vista tecnico/meccanico: per soddisfare la maggior richiesta di distanza le bobine dei mulinelli a “bobina fissa” diventano più lunghe, dal profilo più basso e dall’avvolgimento delle spire più preciso. Fanno la loro comparsa i mulinelli a “bobina rotante”, appannaggio esclusivo, all’epoca, di trainisti o spinningofili d’oltre oceano. Si impara a gestire un sistema di rilascio del filo solo apparentemente ingovernabile, ma rivelatosi imbattibile nella lunga distanza.
Come per tutte le cose, questo fenomeno ha avuto origine dall’interesse e dalla curiosità di pochi amatori, che sulla spinta emotiva della passione per la pesca in mare hanno gettato un seme che a distanza di vent’anni ha portato i suoi frutti ai massimi livelli. Queste persone hanno nome e cognome ed una provenienza geografica: Romano Ceri, il primo in assoluto.
Romano è un avvocato di Roma, con la passione del mare, viaggia e pesca in Atlantico, alle Canarie, in Sud-Africa, in Inghilterra. Ha modo di vedere, toccare e conoscere nuove tecniche e nuovi attrezzi, torna a casa e, tramite lo storico “Garue” di Milano, fa arrivare in Italia le prime Tri-Cast, canne in carbonio in due pezzi, le North West ed a seguire le Daiwa (Competition).
A Roma, nel frattempo, un gruppo di appassionati si incontra e decide di approfondire i vari aspetti della pesca in mare. Romano Ceri si presenta e porta la sua esperienza mettendola a disposizione e si trova subito vicini Luigi Pasquini, Alberto Rossi e Sandro Montanari, esperti pescatori di acque salse. Si intravede la potenzialità di questa “nuova onda”, che non è finalizzata solo alla pesca, ma anche alla distanza pura, fine a se stessa. Si acquisiscono notizie da quel palcoscenico che, in quel momento, ha la maggior esperienza sulla lunga distanza e sul panorama delle attrezzature: la Gran Bretagna.
Infatti John Holden, ( www.johnholden.co.uk ) pescatore inglese, elabora un lancio con il piombo in sospensione capace di caricare l’ostica struttura delle canne in due pezzi, e di far arrivare le proprie insidie la dove c’è il pascolo delle prede migliori; il suo è un gesto elegante, armonico, bello ed efficace. Nasce il “Pendulum Cast”, ed esso diventa il cavallo di battaglia del “John Holden Team” di Roma, il primo club di pesca in mare con indirizzo specifico al lancio tecnico nato in Italia. E’ il 1980-81, e l’avventura inizia. In quegli anni dalla fucina del J.H.T. escono campioni e maestri indiscussi, quali Valter Capponi, esempio di tecnica ed eleganza fin’ora ineguagliate, Alberto Alberti, tecnica e grinta allo stato puro, Danilo Carboni, outsider di classe, Carmelo Nicolosi, il primo “over 240” italiano, Walter Bechini, soprannominato “Il Guru”.
Sbarcano le prime H.P.B. di Paul Kerry e, nella storica pedana di Focene-Fiumicino, forgia di innumerevoli fuoriclasse, si affaccia un bravo pescatore, Roberto Ripamonti, amico di Kerry, che, appresa la tecnica, fa da “trait d’union” tra Italia e UK; presenta la Daiwa W.K.T., canna studiata espressamente per le gare di gittata e, lavorando in Maremma, inizia l’opera di divulgazione della disciplina portando le prime nozioni di lancio in Toscana, altro importante bacino di pescatori-lanciatori in Italia. Alberto Belfiori porta il suo contributo in Sardegna e siamo arrivati alla fine degli anni ’80.
Arrivano le blasonatissime Zziplex, must dell’epoca delle canne tecniche, e le prime Pendelteque Bullet segnano il confine tra canne generiche ed attrezzi specifici per la lunga distanza.
Si svolge il primo trofeo di lancio tra regioni, e Follonica incorona il primo Campione Italiano di una disciplina non ufficiale ma appassionante: a Luigi Pasquini il riconoscimento del podio quale ambasciatore in Italia di un nuovo sport e padre fondatore di un Club storico. Da quel momento in poi è un’escalation: nel 1994 entra la Federazione, vi è il primo Gran Trofeo Fipsas, gara ufficiale che vede premiare le due principali categorie, i Lanciatori ed i Pescatori: Marco Sitzia da Cagliari e Walter Bechini da Roma sono ufficialmente i primi due campioni federali.
L’anno successivo inizia il Campionato italiano di Lancio Tecnico, il tempo del pionierismo è finito, si inizia a fare sul serio. Ci si specializza sempre di più, si curano tutti i particolari, in gara si assiste ad una sorta di paddock da Formula 1, dove ogni lanciatore ha la sua postazione dove cura, lancio dopo lancio, l’assetto del proprio mulinello, l’imbobinamento del filo, i nodi di giunzione.
Le rastrelliere si arricchiscono di nuovi modelli, si affacciano le prime canne italiane dedicate alla lunga distanza, escono modelli che faranno la storia del Casting in Italia, e formeranno schiere di appassionati.
L’avventura continua negli anni e l’Italia, meritatamente, entra nell’Olimpo del Long Casting mondiale vincendo, dal 1998 in poi, i primi tre Campionati del Mondo ed imponendo, a livello internazionale, la qualità della scuola italiana di lancio.”

Da Il longcasting in Italia - La genesi di Walter Bechini